Il Carnevale ladino, come da antica tradizione, inizia il 17 gennaio, giorno di Sant’Antonio Abate. Era l’unico periodo in cui a tutti era consentito abbuffarsi condividendo cibi che durante il resto dell’anno, e, ancor più durante l’inverno e con la Quaresima alle porte, erano inaccessibili a chi conduceva una vita contadino-pastorale. Perché a Carnevale, oltre alle risate, anche il cibo doveva essere sovrabbondante come buon augurio per i mesi a venire. E allora il vino sostituiva per una volta l’acqua, in gran quantità. La carne di maiale, finalmente nella polenta, veniva consumata in piazza come rito di aggregazione che, per una volta l’anno, eliminava le distanze sociali. Ma, a farla da padrone, erano finalmente i dolci, fritti nel lardo, ripieni di marmellata e frutta e straripanti di preziosissimo zucchero!
Gli stessi che puoi gustare ancora oggi durante il Carnevale ladino nei paesi della nostra valle.
Fortaies
Eh già! Quelle golosissime frittate a chiocciola tipiche della Dolomiti e, forse, più conosciute con il nome di strauben. Il Carnevale ladino è strettamente connesso al matrimonio perché il periodo coincideva con la sospensione dal lavoro. Il corteo della mascherata è, a tutti gli effetti, un corteo nuziale in cui uomini e donne sfilano in coppia. Non a caso, questo dolce è tipico del Carnevale ma appartiene anche alla tradizione nuziale. Le Fortaies, infatti, venivano messe sulla tavola la sera in cui lo sposo raggiungeva la casa della fidanzata per preparare le nozze. Era consuetudine che proprio quella sera chiunque fosse vicino ai futuri sposi entrasse nella casa per farne incetta!
In origine le fortaies venivano fritte nel lardo, oggi in olio per frittura. Sono preparate con una pastella di farina, uova, latte e, se gradita, un goccio di grappa. Golosissime con abbondante zucchero a velo e marmellata di mirtilli rossi.
Grafons
Questi grostoi ladini sono dei golosissimi quadrati fritti di pasta dolce o salata di origine antichissima il cui impasto è impreziosito dalla patata lessa che lo rende particolarmente soffice.
Nella versione salata assomigliano più alle chiacchiere: si presentano come quadrati che accompagnano crauti, speck o carni. Ma nel Carnevale ladino sono quelli dolci a farla da padrone: accoppiati o ripiegati su sé stessi, racchiudono all’interno uvetta e/o marmellata. L’impasto è composto da farina, uova, acqua, latte, patata, lievito e grappa o vino bianco. Il sapore ricorda quello delle frittelle o dei krapfen ma la consistenza è una storia tutta fassana che ha lavorato sull’aggiunta più che sulla sovrapposizione dei sapori.
Vanno gustati ben caldi cosparsi di zucchero semolato o a velo.
Cajoncìe
Sono i ravioli delle Dolomiti, tipici della nostra valle, a forma di mezzaluna. La pasta ripiena è da sempre il piatto della festa e il Carnevale ladino, per celebrarla, ne ha creata anche una versione dolce, sostituendo il ripieno di verdure e formaggio con fichi secchi e pane raffermo.
La pasta è preparata con uova e farina di segale. Il ripieno più conosciuto, nella versione salata, è quello di patate e formaggio, ma la tradizione ladina ne conserva altre varianti, a seconda delle verdure che si avevano a disposizione: spinaci, spinaci selvatici, rape rosse, zucca e pere selvatiche, tipiche della zona, che venivano raccolte in novembre dopo le gelate e poi ridotte in composta.
Tanto la versione salata che quella dolce sono da gustare con abbondante burro fuso.
I cajoncìe sono una pasta tanto diffusa in Val di Fassa che gli abitanti di Canazei vengono chiamati Pazedins, dalla pazeida, il contenitore di legno nel quale viene lavorata proprio la pasta dei cajoncìe.
Crofeni
Una ricetta quasi dimenticata che riunisce la passione ladina dei cajoncìè con la voracità delle scorpacciate carnevalesche. Mezzelune di pasta ripiene di frutta secca, confettura e cannella ma anche cioccolato, da friggere tradizionalmente nel lardo e da gustare cosparse di zucchero.
L’impasto è simile a quello dei grostoli con farina, uova e vino bianco e grappa. La buona riuscita dipende dall’elasticità dell’impasto che veniva e viene fatto riposare a lungo. All’interno tutta la frutta secca a disposizione è lecita, purché contenga uvetta e fichi secchi.
Ciò che contraddistingue questi dolcetti di carnevale è il profumo di festa che emanano durante la frittura, un profumo e un sapore che si intonano perfettamente al clima innevato del Carnevale ladino a metà strada tra il ricordo del Natale e il vigore della trasformazione che sta per arrivare.