In una giornata luminosa e calda, simile al 3 luglio 2022 quando è crollato parte del ghiacciaio della Marmolada provocando la morte di undici persone, lo scorso 29 giugno alcuni ragazzi dell’associazione “Un posto in cui tornare”, nata in memoria della vittima più giovane Nicolò Zavatta, hanno raggiunto Punta Penia. Tra questi ragazzi anche, Riccardo Franchin, l’ingegnere trentenne del vicentino sopravvissuto miracolosamente al crollo del seracco, che ha invece investito i suoi compagni di cordata Paolo Dani, Filippo Bari e Nicolò Zavatta. «Ho vissuto tante emozioni, domenica scorsa, durante la salita - racconta Franchin - a distanza di tre anni molto è cambiato e fa un certo effetto. Ma la Marmolada resta il posto in cui tornare. Io ci ho lasciato un pezzo di cuore, tutti noi ci abbiamo lasciato un pezzo di cuore. Possono esserci cime più belle ma questa è la Marmolada e, può sembrare strano dopo quello che mi è accaduto, ma per me la montagna resta il posto più bello del mondo. Non porto rancore verso la montagna perché l’unica causa di quello che è successo è il cambiamento climatico».
Accanto a Riccardo, il cugino Andrea Franchin, Nicola Stecco e Leonardo Marodin, nel direttivo di “Un posto in cui tornare”. Fondata da giovani tra i 20 e i 30 anni, l’associazione ha l’obiettivo di diffondere un messaggio di consapevolezza e di sensibilizzazione verso l’ambiente. «Abbiamo trasformato il dolore in qualcosa di costruttivo: organizziamo eventi, incontri con le scuole, spettacoli teatrali», spiega Marodin, attivissimo nell’associazione di cui fa parte anche Anna Zavatta, sorella di Nicolò. «Il nostro scopo è ascoltare il grido lanciato dalla Marmolada, tre anni fa. La montagna ci ha portato via tantissimo, ma ci ha anche dato molto nel percorso che stiamo affrontando come portatori di un messaggio importante ma anche attraverso amicizie e legami rafforzati». Sulla croce di vetta, i giovani hanno apposto simbolicamente un adesivo dell’associazione, al termine di una ascesa per cui hanno avuto un accompagnatore d’eccezione: Stefano Coter, del Soccorso Alpino Alta Val di Fassa, il primo a giungere sul luogo del distacco del seracco tre anni fa. «Quel giorno mi sono trovato di fronte a una colata di ghiaccio e roccia mai vista prima. Ma porto con me anche il ricordo, delle giornate successive, quando c’è stata la collaborazione efficace tra diverse squadre, unite in un obiettivo comune». La situazione del ghiacciaio resta sempre critica, tanto che Coter consiglia di salire per la via Normale solo se si parte al mattino presto, naturalmente con la preparazione alpinistica e l’attrezzatura giusta. «Se, però, persisterà il caldo - sottolinea Coter - a breve bisognerà rinunciare al ghiacciaio e seguire la via ferrata Cresta Ovest».
Ad accogliere i ragazzi in vetta, i giovani gestori della Capanna Punta Penia, Andrea Gallo e Tobia De Marco, che condividono gli stessi valori. «Oggi il modo di salire in Capanna - afferma De Marco - è cambiato. Si percepisce, da parte di chi ci raggiunge, un maggiore rispetto per la montagna e più attenzione ai segnali del clima». Nella Capanna sono esposte le foto delle vittime, tra cui quella di Nicolò Zavatta: un ricordo che resta vivo e un monito a non ignorare i segni della crisi climatica.
Dopo la salita in Marmolada, i ragazzi di “Un posto in cui tornare” saranno protagonisti del primo appuntamento della rassegna “Canazei Campo Base” 2025, in programma il 6 luglio in piaz Marconi a Canazei (ore 15.30-17.30; in caso di maltempo al cinema teatro Marmolada), dove racconteranno, in un talk, la loro esperienza e il loro impegno per la memoria e l’ambiente. L’evento includerà la proiezione di video, un laboratorio di riciclo per bambini e ragazzi, la lettura animata sul tema della Terra e una performance musicale in acustico.
Invece, il 3 luglio alle ore 18 nella chiesa parrocchiale di Canazei, sarà celebrata una messa in suffragio delle undici vittime della Marmolada: Filippo Bari, Liliana Bertoldi, Paolo Dani, Erica Campagnaro, Davide Miotti, Manuela Piran, Tommaso Carollo, Gianmarco Gallina, Nicolò Zavatta, Pavel Dana e Martin Ouda.